Lontano dalle strade trafficate, incastonato tra boschi, macchia e speroni tufacei, s'innalza il grazioso borgo di Civitella Cesi,
quasi volutamente nascosto nel verde a protezione della sua pace e tranquillità.
Parte integrante del territorio del Comune di Blera, si raggiunge attraverso un percorso sinuoso che si snoda lungo un paesaggio ridente,
tra ampi panorami e antiche tagliate nel tufo; dopo alcune strette curve si giunge a Civitella arroccata su una piccola lingua tufacea
lambita dal fosso Borgonero (originariamente Fosso della Mola) a Sud Ovest e il fosso di fonte Petrella a Nord Est e dominata nel
suo estremo orientale dall'elegante castello di origine medioevale.
Abitato attualmente da circa trecento persone, offre al visitatore l'incanto di passeggiare in un Borgo contraddistinto dagli stretti
vicoli selciati e dall'atmosfera raccolta, letteralmente immerso in un'oasi di verde senza tempo e lontano dal rumore di macchine,
pressoché assenti dalle strade.
Il Borgo si anima in occasione della tradizionale Sagra delle Fettuccine al Tartufo che si svolge nel periodo 11 - 14 agosto, quando
le due Piazze (del Castello e della Vittoria) e le tre vie (di Mezzo, delle Casette e del Macello) che lo attraversano si mettono a
disposizione dei visitatori per lasciar gustare i piatti tipici della cucina nostrana, a base di tartufo, fettuccine fatte a mano,
carni, vino e il rinomato olio extravergine, tutto rigorosamente di produzione locale.
Manca ancora una pubblicazione esaustiva che raccolga tutte le notizie storiche relative a Civitella Cesi mentre alcuni studi
specifici di carattere archeologico hanno interessato il territorio immediatamente circostante, ricco di attestazioni che
dall'età del bronzo raggiungono il Medioevo e l'evo moderno.
In quest'ultima fase Civitella appartenne ad alcune delle più illustri famiglie nobiliari del Lazio e non solo,
acquisendo progressivamente la fisionomia che mantiene ancora oggi.
Si ritiene quindi opportuno proporre in questa sede un primo resoconto propriamente storico delle vicende legate a Civitella Cesi,
con l'intenzione di stimolare i lettori e i ricercatori all'approfondimento della documentazione relativa a questo abitato di
antica tradizione.
Va ricordato a questo proposito che nei volumi dell'opera ottocentesca di G. Moroni, fondamentale per tanti aspetti, dal titolo
Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni, a proposito di Civitella Cesi è
riportato un errore riguardo ai primi fondatori del castello, scambiati con coloro che edificarono Civitella d'Agliano.
Alcune ricognizioni archeologiche effettuate lungo il versante settentrionale dell'abitato hanno restituito scarsi frammenti
ceramici riferibili alla media età del bronzo, insieme a rare presenze romane.
Il pianoro tufaceo presenta le caratteristiche tipiche degli insediamenti in questa zona dell'Etruria meridionale, ma mancano
scavi nel centro abitato che possano confermare la consistenza di un centro etrusco, peraltro molto probabile data la
presenza di tombe rupestri a camera a falsa porta, ricavate sul lato settentrionale di Civitella e presso la tagliata
tufacea che conduce al Castello.
I materiali ceramici e le strutture tombali si datano tra il VII e il IV secolo a.C..
La sicura testimonianza di un vero e proprio abitato sul pianoro di Civitella Cesi risale all'età medioevale quando fonti
documentarie ricordano che i signori di Tolfa Vecchia, possessori di Civitella, fecero atto di sottomissione a Corneto
(odierna Tarquinia) negli anni 1256, 1283, 1300 e 1303.
È stato calcolato che in questo periodo Civitella doveva avere una popolazione di circa 50 - 70 persone;
le sue vicende sembrano essere sempre legate a quelle del Castello, poi tenuta, di Monte Monastero, distante circa tre
chilometri in direzione di Tolfa (Berardozzi, Cola, Monte Monastero).
Verso la fine del XIII secolo il castello appartenne alla famiglia dei Gustapane, i cui membri si erano suddivisi i castelli
di Tolfa Vecchia, Sant'Arcangelo, Monte Monastero e Civitella (Berardozzi, Cola, Monte Monastero).
In questo periodo intorno alla fortezza ci doveva essere probabilmente un Borgo e certo il luogo non doveva essere isolato
come appare oggi, dato che poco lontano si ergevano alcuni altri castelli quali quello di S. Giovenale con relativo feudo,
abitato tra il 1161 e 1465, e quello coevo di Monte Monastero, popolato sino al XIV secolo.
Intorno alla metà del XIV secolo il castello di Civitella passò alla famiglia Anguillara come testimonia un documento
del 1363 in cui Francesca, vedova di Giovanni di Capranica dell'Anguillara, è confermata quale avente diritto su metà
del feudo del marito, comprendente anche Monte Monastero.
La signoria degli Anguillara non rappresentò un periodo particolarmente florido per Civitella; infine Caterina di Fabio
degli Anguillara, ottenuta in eredità Civitella come tenuta (casalis), il 24 agosto 1554 la vendette, sempre insieme a
Monte Monastero, al cardinale Federico Cesi (1500 - 1565).
Il potente e munifico prelato prese a cuore quanto acquistato, dando avvio al restauro del castello e alla ripopolazione del borgo,
alquanto decaduto e spopolato; contribuì all'iniziativa la concessione di alcuni privilegi per gli abitanti,
come quello ottenuto nel 1557 da Paolo IV per l'acquisto del sale.
Questi atti comportarono anche la definizione del nuovo e attuale toponimo, aggiungendo all'originario Civitella il meritato attributo
"Cesi", dal benefico proprietario porporato.
In questo periodo il castello venne ristrutturato e abbellito, fu data una sistemazione urbanistica all'abitato ed eretta
la chiesa parrocchiale dedicata a S. Leonardo.
La signoria della famiglia Cesi durò per poco più di un secolo: infatti il 2 maggio del 1678 i Cesi vendettero
Civitella a Giovan Battista Borghese, che a sua volta - chissà perché - la rivendette subito, il 4 giugno
dello stesso anno, al nobile genovese Niccolò Pallavicini Rospigliosi.
Due giorni dopo, il 6 giugno, papa Innocenzo XI la eresse a principato (Tosi 1968).
Il castello, oggi di proprietà privata e in attesa di un'adeguata ristrutturazione, costituisce il primo nucleo di
Civitella, innalzato sul lembo sud orientale dello sperone tufaceo che ospita il paese almeno dalla metà del XIII secolo.
La conformazione della fortezza e il perimetro murario che la difendeva risalgono all'originario impianto medioevale e seguono
l'andamento del pianoro.
Caratteristico è l'arco merlato d'accesso, che immette alla piazzetta dove si erge la fronte principale del castello,
difesa da un piccolo fossato.
L'aspetto attuale è frutto dei rifacimenti eseguiti nel corso dei secoli; la parte retrostante, invece, parrebbe
rispettare maggiormente l'impianto originale.
Sul fronte si ravvisano ancora tracce di una decorazione a graffito, secondo una moda in voga dalla metà del XV secolo
che permetteva di creare con poca spesa e rapidamente effetti coloristici e architettonici, eseguiti togliendo parti di intonaco
fresco apposto sui muri.
Gli spazi si distribuiscono intorno a una corte interna, che doveva essere anch'essa decorata: sono stati notati infatti resti di
decorazioni floreali e lo stemma della famiglia Cesi.
Le decorazioni hanno permesso di datare i rifacimenti come eseguiti poco dopo l'anno 1554, quando la famiglia Cesi acquisì
il castello e dovette probabilmente trasformarlo da maniero difensivo a dimora signorile (Relazione Ministeriale conservata presso
l'Archivio Comunale di Blera).
Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del secolo successivo, quando Civitella passò ai Torlonia, furono eseguite altre
ristrutturazioni che compresero l'allestimento dell'orologio, della merlatura e della muratura superiore.
Il palazzo verte attualmente in uno stato di relativo abbandono; si auspica che un sapiente restauro saprà riportarlo
agli antichi splendori!
Anche il Principe Pallavicini fu benemerito di Civitella, sia dal punto di vista sociale, con l'introduzione, come negli altri suoi feudi
di Gallicano e Colonna, delle "maestre pie" destinate all'educazione delle fanciulle (notizia in
www.provincia.roma.it/book/), sia, soprattutto, dal punto di vista urbanistico.
Infatti commissionò all'architetto romano e Accademico di S. Luca Clemente Orlandi, attivo a Roma tra le famiglie nobiliari
e la corte pontificia, il rifacimento della chiesa di S. Leonardo, (1747 - 1759)
Dei documenti conservati nell'Archivio Pallavicini riportano l'originaria planimetria dell'edificio, costituito
da una sola navata e due ambienti sul lato destro. I progetti dell'Orlandi riutilizzarono le mura perimetrali
già esistenti, mutando però l'orientamento della chiesa precedente.
L'edificio attualmente visitabile è frutto dell'originario allestimento dell'Orlandi, sul quale si sono aggiunti, nel corso
del tempo decorazioni e stemmi delle famiglie che tennero Civitella Cesi.
La semplice facciata esterna è divisa in tre settori da una cornice sporgente, con finestra rettangolare e portale d'accesso
a tre gradini; la severa impronta stilistica che la contraddistinta fu dettata dalla precisa volontà di armonizzarla con il
sobrio aspetto medioevale del paese.
L'interno è a pianta a croce con tre absidi e altare maggiore, pareti e soffitti decorati, dove sull'intonaco bianco di
fondo risaltano i profili delle decorazioni architettoniche in celeste, gialli, rosa e verdi che creano,
con un leggero gusto rococò, un leggero gioco di luci che non ci si aspetterebbe dall'esterno.
Sull'altare maggiore spicca la tela con la Vergine con il Bambino, San Leonardo e Sant'Antonio, sull'altare di destra
è è raffigurata la Vergine e Sant'Isidoro, mentre su quello di sinistra ancora una volta la Vergine, evidentemente
protagonista del ciclo religioso rappresentato, stavolta in compagnia dei santi Domenico e Caterina da Siena.
Sugli arredi sacri ricorrono poi gli stemmi dei vari signori del borgo e delle loro famiglie imparentate, tra cui quelle
dei Pallavicini-Altieri su un'acquasantiera marmorea e gli stemmi Torlonia e Colonna sormontati da una croce principesca
nei catini absidali, riferibile al matrimonio di don Alessandro Torlonia con la principessa Teresa Colonna nel 1840.
Nel 1813 la famiglia Torlonia, infatti, nella persona del Duca don Giovanni, acquistò da Luigi Pallavicini il castello e
tutti i suoi annessi; in occasione delle nozze del figlio Alessandro con Teresa Colonna, la famiglia ebbe in perpetuo,
su concessione di Pio VII, il titolo di "Principi di Civitella Cesi".